Puntare re
su istruzione e infrastrutture per salvare la Sicilia dal rischio di
isolamento economica e potenziale deriva sociale, attraverso una
drastica inversione di tendenza sul ruolo strategico del Sud e della
Sicilia in particolare per la crescita dell’economia nazionale. E per
farlo non esistono ricette miracolose ma è indifferibile accorciare i
ritardi e cogliere le grandi opportunità di investimento. Agli sforzi
del governo regionale già messi in campo con specifiche misure e
interventi in tale direzione devono essere aggiunti quelli del governo
centrale che deve alla Sicilia risposte certe a partire dalla messa in
campo di uno straordinario Piano statale di investimenti ed il cambio di
atteggiamento nell’utilizzo dei fondi europei: non più in termini
parzialmente sostitutivi dell’impegno finanziario che lo Stato avrebbe
dovuto sostenere con risorse proprie ma aggiuntivi per garantire la
coesione nazionale e colmare il divario di sviluppo con la Sicilia, nel
rispetto dell’articolo 177 del Trattato di funzionamento dell’Unione
Europea”.
A dichiararlo Giuseppe Messina,
Segretario regionale Ugl, commentando i dati e lo scenario
economico-sociale emerso nel corso dei lavori del Convegno dal titolo:
“Investimenti nel Mezzogiorno d’Italia, opportunità di sviluppo” che si è
svolto a Palermo presso Villa Malfitano.
“Sanare il divario Nord-Sud è compito
primario per evitare l’allontanamento dell’Italia dall’Europa e
invertire i dati economici negativi della Sicilia è priorità dell’agenda
politica- sostiene il sindacalista – a partire la piena attuazione
della clausola del 34 per cento degli investimenti ordinari, ferma al
27, che vale 3,5 miliardi di mancati investimenti nel Mezzogiorno e che
diventano 4,5 se si estende a tutti i livelli della Pubblica
Amministrazione, come emerso dallo studio Svimez ed il riconoscimento
della condizione di insularità per introdurre in favore dell’Isola le
necessarie misure di compensazione e di perequazione infrastrutturale”.
“Altra priorità – sostiene Messina – è
quella di aumentare la capacità di spesa dei fondi europei sia a livello
ministeriale che regionale, superando le criticità sia per i PON, che
significano ad oggi minori investimenti in istruzione, infrastrutture e
reti, ricerca ed innovazione, inclusione, che per i POR per evitare il
rischio disimpegno”.
“Ed è allarme per l’andamento della
spesa del Fondo Sviluppo e Coesione (PSC) fermo a meno del 3 per cento
al 30 giugno 2019 dopo cinque anni dall’attuazione della programmazione
2014/2020 – prosegue – Una debolezza che non possiamo più permetterci
perché a causa dell’incapacità degli attori a tutti i livelli,
amministrazioni centrali, regioni, enti locali, di utilizzare pienamente
un ingente patrimonio di risorse, è negata ad oggi la piena crescita
delle regioni meridionali e della Sicilia”.
“Intervenire sulle procedure e sulla
burocrazia è indispensabile – precisa il Segretario regionale – non è
più sostenibile che i tempi di realizzazione delle opere pubbliche in
Sicilia è di oltre cinque anni e per gli importi superiori a 100 milioni
di euro quasi 16 anni”.
“Investire in Sicilia è possibile e lo
dimostra la crescita delle imprese biotech – conclude Messina – un
comparto che registra una grande vitalità ed un fatturato che è passato
negli ultimi dieci anni dal 25 a 70 milioni di euro”.

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